Gabi Ngcobo - The incubator for a Pan-African Roaming Biennial
Manifesta 8
Quando Manifesta nacque sulle macerie ancora polverose del Muro di Berlino nulla fu semplice. Le ambizioni erano certo alte, i risultati molto incerti tanto che ancora oggi, al suo interno si dibatte e se ne riformula il formato. È per questo, dice la sua direttrice Hedwig Fijen, che Manifesta è la cornice ideale per ospitare la proposta, le difficoltà e le incertezze di una nuova biennale africana itinerante.
L’idea è stata presentata, sviscerata e discussa da The incubator for a Pan-African Roaming Biennial - una task force di curatori, artisti e professionisti che vivono e lavoro in diversi paesi del continente africano; diverse prospettive, un unico grande obiettivo: trovare nuove sacche di autonomia per la produzione artistica nei rispettivi paesi.
Il simposio organizzato a Murcia - Bringing you the answers before we know the question: four positions regarding the idea of a pan-African roaming biennial - ha segnato l’inizio di una ricerca condivisa che vede coinvolti N'gone Fall, Thembinkosi Goniwe, Gabi Ngcobo, Christine Eyene, Hassan Khan, Senam Okudzeto e Ato Malinda.
Al di là di qualche prevedibile e comprendibili scetticismo – molti di natura logistica e infrastrutturale – la discussione è servita per analizzare possibili prospettive educative, di costruzione dei pubblici, di circolazione della conoscenza, di empowerment di certi gruppi e comunità, di sentimento pan-africano.
Alla fine del simposio abbiamo parlato con Gabi Ngcobo, artista e curatrice sudafricana, fondatrice a Johannesburg del Centre for Historical Reenactment. Le abbiamo chiesto di cosa si parla quando si parla di panafricanismo, quali siano i rapporti tra gli intellettuali di stanza nel continente e i colleghi della diaspora, quelli che vivono e lavorano in Europa o negli Stati Uniti. Abbiamo ascoltato la sua voce a proposito di post-black, post-colonial e afropolitanism.